IL TEMA DELLA PRIMA EDIZIONE

Midway: between
past and future

MIDWAY: between past and future

Assuefatti nel misurare la dimensione del tempo come un flusso lineare avente, spesso e volentieri, pure una rappresentazione visivo-spaziale, commettiamo un errore: trascuriamo la caratteristica che, più di ogni altra, può davvero conferire significato ad una logica altrimenti ridotta alla retorica inevitabile, ineluttabile e ovvia del “tutto scorre”. 

Questa caratteristica, capace di inchiodare il tempo alle sue categorie e allo stesso tempo di scardinarle, è la turbolenza.

Il presente si fa passato nell’atto in cui disponiamo anche solo di una miscroscopica prospettiva per leggerlo e valutarlo. 

Il futuro, così intensamente temuto, atteso o ambito, si fa presente sempre prima del previsto. 

Nel passato, chi ha occhi attenti e sinceri rinviene ragioni e cause con un discreto grado di accuratezza. La turbolenza, invece, offre la grande opportunità di comporre nuove ed inedite combinazioni, di stabilire nessi di causa-effetto, di accettare logiche stringenti, ma anche e soprattutto di preservare vastissimi margini di dubbio: laddove non è né possibile né desiderabile né necessario fornire una spiegazione. 

Ed è proprio nell’incalzare turbolento dei nostri tempi, di cui l’uomo è il principale artefice, e in cui l’evoluzione tecnologica ha spesso i tratti  di una rivoluzione tecnologica, che la sensibilità del fotografo trova larga ispirazione. 

C’è una doppia verità legata al tempo: quella di un mondo tradizionale che ne viene totalmente assorbito, omologato allo standard ISO della globalità unica possibile; e quella di un nuovo bisogno primario, inteso come alimentarsi e respirare, che consiste nel salvaguardare, proteggere e tramandare i patrimoni dei territori e dei popoli.  Senza i quali, è bene precisarlo, perde significato ogni forma di sviluppo tecnologico. 

Una mano attinge dal bacino della storia, ancora pulsante, e ne riversa i contenuti migliori nel marasma di un progresso che non è mai stato tanto frenetico. Viceversa c’è un’umanità residuale, ancora legata con fierezza (o solo per isolamento) ai suoi usi e costumi di sempre, che si lascia innestare dai nuovi strumenti di comunicazione traendone utilità ma anche alienazione. 

Le due modalità a volte convivono in uno stesso territorio, dove è stridente la combinazione tra arretratezza e iper-futuro: il denaro improvviso, prodotto solo dalle esigenze energetiche di un’epoca breve, attribuisce agli stili di vita forme grottesche, bizzarre e ostentative. 

In altri casi c’è uno sforzo romantico nel mantenere vivi i riti, i colori e i valori popolari in posti già da tempo consegnati alla modernità, intesa nella sua accezione più condivisa.

E pensiamo poi agli ambienti e ai paesaggi in profonda mutazione, diretta conseguenza dell’economia luccicante dei consumi, che diventano destinazione turistica emergente, seppur temporanea. 

Infine, a sancire la natura evolutiva del tempo c’è l’enorme potenziale applicativo delle continue invenzioni e scoperte tecnologiche capaci di risolvere problemi e di superare limiti strettamente legati alla vita di ciascuno.

Il tema di questa prima edizione di Fiumefreddo Photo Festival prova a mettere in armonia, con il giusto equilibrio tra coerenza e di incertezza, i progetti degli autori in programma, tutti basati sulla via di mezzo nella quale ci troviamo e da cui si dipanano svariate linee di indagine capaci di descrivere il tempo che ci appartiene ma anche di suscitare perplessità e innescare dubbi.

Teodora Malavenda
Direttrice artistica Fiumefreddo Photo Festival